"Il cammino della
vita è composto da sentieri multipli che si biforcano in varie direzioni, e che
spesso tornano anche indietro – è difficile parlare di “un punto”, visto che il
viaggio non è lineare. Mi trovo piuttosto in una zona, ed è una zona
piacevole".
Proyecto EntreVistArtista (EVA) © 2009 - 2013
“Entre Tú y Yo”: Maria Felix Korporal (Holanda)
Entrevista por Rosa Matilde
Jiménez Cortés“Entre Tú y Yo”: Maria Felix Korporal (Holanda)
EntreVistArtista: Ciao Maria, È riconosciuta in te una donna forte, che sa quello che
vuole e il cammino da scegliere. Qual è il rapporto nella tua vita tra arte,
natura e disciplina?
Maria Felix
Korporal: Sì, le altre persone spesso mi vedono come una
donna forte e apparentemente molto sicura di sé. Ma non è così, io sono debole
e insicura. È forte la NATURA: quella grande forza che respira e da cui la vita
nasce e ri-nasce. Ammettendo (e ripetendo sempre) che sono un essere piccolo e
debole, riesco a sentire la forza della natura immensa di cui io sono solo una
briciola minuscola – e con la stessa forza posso camminare la vita. La vita mi
insegna quale strada scegliere.
“Caminantes, no
hay caminos. Hay que caminar” (Viandante non esiste il cammino. Lo si fa
camminando) – i versi di Antonio Machado (che hanno ispirato Luigi Nono a
comporre due splendidi pezzi musicali) mi vengono spesso in mente. Camminando
scopriamo quale cammino scegliere.
La discipline è
essenziale nella mia vita. Mi piacerebbe tanto lavorare a tempo pieno alla mia
arte, ai miei video, ma devo fare molte altre cose per guadagnare i soldi
necessari per sopravvivere: come Korporal Webdesign faccio la progettazione di
siti web e la programmazione informatica; inoltre sono co-proprietaria di una
piccola casa editrice, Apeiron Editori, per la quale mi occupo dei progetti
grafici. Si tratta comunque sempre di lavoro autonomo, che mi consente di
organizzarmi bene coi tempi, e di liberare poi lo spazio sufficiente per creare
i miei video. “Rubare momenti” dico sempre dentro di me – rubo momenti alla
realtà quotidiana, momenti che possono durare una mezz’ora, ma anche una
settimana intera, in cui mi dedico alla mia arte e a nient’altro.
Per vivere una
vita così ci vuole la forza e l’energia, certo, ma più importante è il
desiderio. Il desiderio è il motore fondamentale del mio agire.
A proposito vorrei
citare David Lynch, un artista che ammiro molto: “Per le idee il desiderio è
come un'esca. Quando peschi devi armarti di pazienza. Metti l'esca sull'amo e
poi aspetti. Il desiderio è l'esca che attira i pesci all'amo, ossia le idee.
Il bello è quando catturi un pesce che ami, anche se è un pesciolino (un
frammento di idea), questo ne attirerà altri che, a loro volta, abboccheranno.
Allora sarai sulla strada giusta. Ben presto arriveranno tanti, tantissimi
altri frammenti e l'idea intera verrà a galla. Tutto nasce dal desiderio,
però.” (David Lynch, “In acque profonde. Meditazione e creatività”)
EVA: La tua passione per lo sport e la natura, sono strade che invariabilmente ti portano all'arte?
MFK: Sì, lo sport, o meglio il movimento fisico è essenziale nella mia vita.
Sono amante della mountainbike, ma la mia vera passione è la corsa a piedi (che
pratico ogni giorno), e anche le camminate lunghe (quando ho più tempo). Sempre
all’aperto, sui bellissimi sentieri nella zona dove abito. Ho la fortuna di
vivere in un posto splendido: ai piedi del Monte Soratte, a nord di Roma, in un
clima generalmente gradevole. Quando corro o cammino raggiungo la massima
sensazione di libertà: mi sento liberata dal peso della materia e del proprio
io. In quei momenti nascono le idee, e l’entusiasmo e la felicità per queste
idee fanno aumentare ancora la mia energia – insomma, lo sport praticato nella
natura è determinante per il mio processo creativo.
EVA: Tutta la tua opera e un viaggio costante, tra rinascita e morte... Adoperi una precisa dottrina filosofica?
MFK: No! Non amo le dottrine, proprio non fanno per me. Anche se leggo
spesso testi filosofici e poesie appartenenti a certe filosofie e dottrine, e
molte idee, visioni e riflessioni naturalmente mi attraggono e mi entusiasmano,
non me la sono mai sentita a praticare una dottrina. Preferisco seguire quello
che mi insegna la vita. Poi è anche molto importante per me di poter cambiare
idea e/o convinzione, non amo le definizioni e le “verità assolute”. La vita
stessa, la natura (a cui apparteniamo) è un continuo cambiamento, una
trasformazione infinita.
L’idea del viaggio
costante, un ri-nascere e morire, è cresciuta lentamente dentro di me, vivendo
la vita e creando l’arte. Di fondamentale importanza in questo processo è stato
il video “Un gatto ha sette vite”: https://vimeo.com/9939061
Questo video ho
creato nel 2008, è uno dei miei lavori più importanti e forse il video più
autobiografico di tutti. Il gatto ha sette vite, quindi muore e ri-nasce. La
settima vita però non ha fine, rimane in sospeso. È la parte più lunga del film
e ne rappresenta il clou: la ricerca dell’eremita attraverso il cammino
spirituale. L’eremita tuttavia non viene trovato e il sublime rimane dunque
irraggiungibile. Il video si conclude coi famosi versi del poeta taoista Chia
Tao (779-843): Sotto l’abete interrogo il discepolo: “Il maestro è partito in
cerca di semplici, Per di là, in fondo alla montagna. Nuvole folte: non si sa
più dove...”
L’informazione
data dal discepolo diventa sempre più vaga: dall’indicazione del sentiero,
mediante la profonda comunione con la natura, si tende al completo distacco
dello spirito. Qui ho citato una poesia dalla filosofia taoista, ma è
un’illustrazione, non è una convinzione. Infatti la fine del video è lasciata
aperta per tutte le interpretazioni. Non c’è una verità assoluta. Credo che la
libertà di pensare sia un diritto fondamentale dell’essere umano.
EVA: "L'arte é la mia vita, é un viaggio senza fine dalla nascita alla morte". A che punto della strada (di quel viaggio) sei in questo momento?
MFK: Il cammino della vita è composto da sentieri multipli che si biforcano
in varie direzioni, e che spesso tornano anche indietro – è difficile parlare
di “un punto”, visto che il viaggio non è lineare. Mi trovo piuttosto in una
zona, ed è una zona piacevole. Ho appena terminato tre opere importanti, di cui
sono soddisfatta: “Nevermore”, “The god is dead, long live...” e
“Specchiatura”.
Dopo tre viaggi
compiuti, ora sono in fase di ri-nascita e sto preparando la nuova partenza. È
la mia intenzione di fare un nuovo episodio nel ciclo Korporal Zoo, una serie
di video che trattano il rapporto tra animali e esseri umani da diversi punti
di vista – culturale, sociale, ambientale. Finora sono usciti 6 video in
Korporal Zoo, più il preludio “Passing By” e l’intermezzo “. non ha fine .”. Su
Vimeo c’è un canale dedicato alla serie, dove si
possono vedere le versioni on-line di tutti i video.
L’idea per
Korporal Zoo è nata nel 2009. Non è un progetto in cui faccio i video uno dopo
l’altro; in realtà ci sono tanti spunti già pronti e spesso anche elaborati
fino a un certo punto. Quando voglio riprendere il filo di un lavoro in
progresso, i miei quaderni sono sempre molto utili.
Da moltissimi anni
tengo un quaderno in cui scrivo appunti e schizzi. Intanto ho una grandissima
collezione e ci sono dei periodi come adesso, in cui vago nei quaderni passati.
È sempre interessantissimo e mi porta a nuove visioni; comprendo meglio perché
certi lavori sono stati creati in determinati momenti della mia vita e
ri-scopro vari spunti dimenticati e mai elaborati. Attualmente mi trovo in un
periodo così – perciò sono anche felice con quest’intervista, che mi invita
ancora di più a riflettere e ri-vivere i sentieri già camminati. È un viaggio
nel tempo non-lineare.
Allo stesso tempo
accolgo anche ciò che trovo sulla mia strada – in questo periodo sono molto
affascinata dalla cultura Inuit e sto ri-leggendo Marguerite Yourcenar,
soprattutto quello che ha scritto sulla natura, sono molto presa dalla musica
di Luigi Nono e Horatiu Radulescu, poi ci sono le ispirazioni nate da incontri
e dalle cose che osservo intorno a me, e mille ricordi, sogni e pensieri che
vanno e vengono...
EVA: Quale é la strada più lunga che hai intrapreso e che ti abbia dato una lezione di vita, anche dolorosa?
MFK: Il cammino più lungo che ho intrapreso finora è il mio nuovo video “Nevermore”,
che ho compiuto il 1° dicembre 2012. È un episodio nel ciclo Korporal Zoo.
La prima idea per
il video mi è venuta nel gennaio del 2003, quindi mi ci sono voluti quasi dieci
anni per completarlo – ma non è stato un viaggio lineare su un unico sentiero,
invece ho camminato su numerosi sentieri, interrotti spesso; diverse volte mi
sono fatta distrarre e ho imboccato strade che mi hanno portato ad altri
luoghi. Per dirlo in termini più concrete: durante questi dieci anni ho
ripetutamente cercato di andare avanti con il progetto “Nevermore”, ma nel processo
di lavoro si è sempre sviluppato in modo diverso ed è diventato un’altra opera.
Vorrei menzionare
due di questi lavori in particolare: “Made on Earth” e “Timelines”. Praticamente
trattano la stessa tematica di “Nevermore”: la violenza umana, ma nei tre
lavori i punti di vista sono diversi.
Nel video “Made on
Earth” l’artista è quella che cammina e osserva, ma rimane invisibile, non è
integrata nella storia. Nell’installazione fotografica “Timelines” invece ci
sono gli autoritratti dell’artista affiancati a immagini di pubblico dominio
raffiguranti persone che soffrono a causa di violenze. Qui è introdotta
l’empatia, ma nell’opera c’è sempre la divisione tra l’artista e il resto del mondo.
Nel video “Nevermore” infine l’artista è integrata nella storia; è vittima e
colpevole allo stesso tempo, si assume la responsabilità dell’umanità per la
violenza e pronuncia la promessa “nevermore”, “mai più”, mentre è sempre
consapevole della debolezza umana.
Uso volutamente la
parola “artista” e non “io”. Quello che ho detto in risposta alla prima
domanda, vale anche per l’arte: non sono che un granello della natura ... nella
creazione d’arte, l’artista si distacca dall’io.
L’evoluzione dei
vari approcci nei lavori menzionati si può interpretare come “lezione di vita”.
Ho imparato moltissimo in questi dieci anni e con “Nevermore” mi sento in
armonia; ma aggiungo che non è una conclusione, c’è sempre da imparare, ci sono
tante cose da scoprire che possono cambiare il punto di vista.
EVA: Quale é la sfida più grande che hai affrontato e quale azione non rifaresti?
MFK: La sfida più grande è stata quando ho iniziato a collaborare con altre
persone – e ogni nuova collaborazione è sempre una sfida grande. Sono molto
individualista e tendo a fare tutto da sola. Però nel corso degli anni sono
anche stata attratta dall’idea di lavorare insieme, e nel 2006 ho intrapreso la
mia prima collaborazione artistica con una mia amica, la scultrice Marina
Buening, sotto il nome di Zweiart. Le nostre opere sono visibili sul sito http://www.zweiart.eu/
Dopodiché sono
seguite diverse altre opere realizzate in collaborazione, soprattutto con poeti
e musicisti, come si può vedere sfogliando i video nella pagina
sul mio sito.
Sono una lupa
solitaria e ogni volta quando inizio un viaggio in compagnia sono presa da
insicurezza ... ma dura poco, presto le paure e i dubbi fanno posto per
l’entusiasmo, è davvero una cosa meravigliosa di creare e sviluppare un
progetto insieme ad altre persone.
Quale azione non
ripetere? Secondo me, un errore frequente nelle collaborazioni artistiche è di
fare un lavoro di cui non si è convinti. Certo, si può creare una cosa per
amicizia e per la gioia di stare insieme, in tal caso la collaborazione è più
importante della qualità artistica dell’opera e bisogna esserne consapevole.
Diventa un gioco che può risultare in un’opera splendida, oppure in un prodotto
mediocre. Ma quando lo scopo principale della collaborazione è la creazione
dell’opera d’arte, sono autocritica nello stesso modo in cui faccio i miei
progetti individuali. Bisogna essere sinceri e trasparenti, ed esprimere i
propri dubbi e insicurezze. Ho imparato bene a comunicare, ma questo non vuol
dire che l’errore non si ripeta – ogni situazione è diversa, e un mio motto è
“imparo sempre, e non imparo mai”.
Ho collaborato più
spesso con donne che con uomini. L’idea della innata rivalità e invidia tra le
donne è un luogo comune purtroppo accettato da molti uomini e donne.
Naturalmente l’invidia e la rivalità esistono, ma la mia esperienza personale è
diversa; finora ho lavorato sempre in modo splendido e armonioso con altre
donne, c’è molta solidarietà e comprensione. Le donne sono eccellenti compagne
di viaggio.
Non amo
assolutamente suddividere l’umanità in una parte maschile e una femminile – io
stessa mi sento androgina fino all’osso. Però la società ci impone questa
differenza, ed essere nata femmina vuol dire lottare per tutta la vita. Credo
fortemente nella solidarietà tra le donne, e il mio video “The Waltz”
ne è una manifestazione eloquente.
EVA: Hai studiato progettazione grafica e pittura. Attualmente porti avanti un notevole lavoro nella video arte. Com'è stato il processo evolutivo per integrare diverse discipline?
MFK: Il processo evolutivo era già iniziato durante i 5 anni di studi
all’accademia, che è stato un periodo importantissimo nella mia vita. Non provengo da un
ambiente artistico. Sono nata e cresciuta in Olanda, in una famiglia proletaria
dove non mancavano i problemi. Ma lo dico con tanto rispetto e amore per i miei
genitori.
Mio padre mi ha
insegnato a camminare: il viaggio dei passi. Mi ha insegnato a vedere i
miracoli, piccoli e grandi, che incontriamo sulla nostra strada. Mia madre mi ha
insegnato a leggere: il viaggio attraverso le parole. Le parole che ci portano
a mondi pieni di sorprese e meraviglie, nello spazio infinito dentro di noi.
Inoltre era il contrario di una classica casalinga; da bambina potevo giocare
quanto e come volevo, senza badare di ordine e pulizia. Già da piccola mi
piaceva sperimentare con le cose insolite, e sognavo di fare l’inventore “da
grande”.
Così, anche senza
sapere niente di arte, i miei genitori hanno contributo in modo inestimabile
allo sviluppo della mia creatività. Quando ho scelto
di andare a studiare all’accademia delle belle arti, il motivo principale era
il mio “saper disegnare bene” – era una scelta ingenua e intuitiva, non sapevo
praticamente nulla delle arti visive e non avevo la più pallida idea cosa mi
aspettava. Il corso di grafica e pittura, a cui mi ero iscritta, era molto
ampio e lasciava la libertà agli studenti di conoscere le altre discipline.
Così, dopo un primo periodo in cui mi sono abilitata soprattutto nella tecnica
dell’incisione, ho cominciato a sperimentare con il materiale base
dell’acquaforte: lasciavo lo zinco e il rame per ore nell’acido, ottenendo così
delle forme che mi ispiravano ad andare oltre la stampa su carta.
Contemporaneamente iniziavo a lavorare con la fotografia, e mi affascinavano in
particolare i soggetti in movimento e la creazione di sequenze.
Da quelle
sperimentazioni sono usciti fuori i due progetti con cui mi sono diplomata: una
scultura in acciaio, e un film d’animazione collocato in un’installazione
video. Questo film era intitolato “Joy to the World” ed era di forte contenuto
anti-guerra – un commento ironico sul sistema militarista. Era un lavoro
realizzato quasi interamente con animazione stop-motion, registrato su
pellicola 16 mm, montato a mano, e successivamente riversato su nastro video.
Subito dopo gli
studi, nel 1986, mi sono trasferita in Italia. Avrei voluto continuare con film
e video, ma mi mancava ogni mezzo materiale. Allora ho ripreso a lavorare con
l’incisione e la pittura, ed è stato comunque un periodo molto utile per il mio
sviluppo artistico. Avevo anche a disposizione un piccolissimo laboratorio
fotografico e ho sperimentato tantissimo con le varie discipline. Nel 1990 ho
fondato, insieme al mio compagno, la casa editrice Apeiron Editori, e in
quest’ambito ho iniziato a lavorare con i computer. Negli anni successivi piano
piano il mio lavoro artistico si è digitalizzato, ed è durato fino al 2003
finché avevo l’apparecchiatura necessaria per riprendere il filo della videoarte
– ma una volta ricominciato, non potevo più smettere e ho fatto un video dopo
l’altro fino al giorno d’oggi. Non ho più la minima voglia di occuparmi di
altre discipline come la pittura o la grafica.
Del mio video
primigenio “Joy to the World” possiedo ancora una copia su nastro U-matic, e
recentemente mi sto impegnando a farlo riversare in un file digitale. Finora
non ho trovato un laboratorio in grado di farlo, ma non ho ancora perso la
speranza. Se dovessi riuscire, metterò il video in rete – e avrà un posto
d’onore sul mio sito!
EVA: Sei senza dubbio una artista irrequieta, attiva, con delle proposte diverse ogni giorno. Parlami dei tuoi progetti, performance, mostre, video istallazioni; dimmi com’è la tua vita sotto questo punto di vista.
MFK: È il desiderio, è l’entusiasmo che fa da filo conduttore al mio agire –
vedi anche le mie risposte alle prime domande. Non sto mai ferma, mi sento
sempre spinta a creare, a sviluppare idee, è la cosa più bella che esiste nel
mondo! E vorrei realizzare molto di più -ma, come ho già detto, gran parte del
mio tempo devo impiegare per guadagnarmi il pane. Trovare l’equilibrio giusto e
la disciplina necessaria per fare il più possibile di quello che voglio... così
è la mia vita. Ma sempre con gioia! Ho bisogno di amare tutto quello che
faccio, altrimenti non resisto.
EVA: Un aspetto che richiama la mia attenzione, è di vedere Maria che salta in un prato di papaveri o in una galleria ferroviaria... Che significato hanno per te la vita e la morte?
MFK: Non temo la morte, e amo la vita. Non credo in un aldilà; la vita
eterna è qui e ora, non altrove. Quando spirerò il mio ultimo soffio, del mio
corpo non resterà nulla se non un pugno di minerali che si riunirà alla terra –
e l’“io”, quell’individuo limitato, smetterà di esistere. Ma la vita andrà
avanti, bella com’è. Perciò non mi preoccupo, sono serena.
Con questa
consapevolezza posso godermi fino in fondo gli attimi, i qui e ora... quando
faccio i miei salti, entro in uno stato di massima libertà. Non sono più “io”,
mi sento solo VITA. Si potrebbe dire che l’ego è morto in questi momenti: “la
piccola morte” – come viene definito anche l’orgasmo, altro stato di grazia
totale.
EVA: Vedendoti seduta sulla cima della montagna, mi fa chiedere: in quei
momenti, a cosa pensi, cosa senti e che vorresti essere (e fare) per te e forse
per... l'umanità?
MFK: Non so... sinceramente essere PER o fare PER non mi viene quasi mai in
mente, penso piuttosto a essere e fare senza scopo esterno, appunto l’ESSERE e
il FARE. Insomma, vivere la vita fino in fondo. Essendo umana, mi sento
tutt’una con l’umanità, essendo viva, mi sento tutt’una con la natura. Sì,
credo che sia questo che sento quando sono seduta lì. E poi c’è il mio profondo
legame con la montagna, ne parlerò in risposta alla prossima domanda...
EVA: Nel ambito della famiglia. Quale posto occupano nella tua vita quegli
affetti? Che ricordi hai della tua infanzia? Com’è stato il tuo ambiente
famigliare?
MFK: Nella mia vita c’è una profonda divisione tra il paese dove sono nata,
cioè l’Olanda, e il paese dove ho scelto di andare a vivere, cioè l’Italia.
Quando mi sono trasferita in Italia, nel 1986, per tantissimi anni non ho avuto
contatto con le persone che avevo lasciato in Olanda –amici, famiglia. È
soltanto da 10 anni circa che, piano piano, sto ritrovando le persone amate nel
passato e sto ri-intensificando i rapporti con i miei parenti più stretti. In
alcuni casi l’affetto di allora è rimasto com’era, sembra che non ci sia stato
l’abisso di tanti anni; in molti altri casi invece il rapporto si basa solo sul
legame con il passato. Comunque in tutti i casi è un’esperienza particolare e
intensa.
Resta però il
fatto che non mi sento a mio agio quando sono in Olanda. Spesso sto male quando
sono là, mi sento estraniata fino in fondo, e non vedo l’ora di tornare in
Italia. Non è solo per le persone che amo qui – è anche un profondo amore per
la terra dove ho scelto di vivere. Amo il Soratte, la mia montagna, con le sue
pietre, i suoi sentieri e i suoi boschetti... il Soratte è un essere vivente
per me, con cui dialogo, che mi fa respirare. È un luogo in cui non sento i
limiti – le mie corse, le mie camminate al Soratte e dintorni sono viaggi
sempre nuovi, alla scoperta di spazi infiniti e tempi indeterminati.
EVA: Le tecniche e i formati con cui lavori nel video, richiedono una certa
padronanza e presuppongono un certo livello di complessità e la conoscenza di
diverse discipline. Quanto serve conoscere questi aspetti per sviluppare
un'idea?
MFK: Serve tantissimo, anzi è fondamentale. Soprattutto per creare un video
bisogna sapere come funzionano i meccanismi e le tecniche. Grazie al fatto che,
con gli anni, ho imparato moltissimo e conosco le mie possibilità e i miei
limiti, mi sento libera di sviluppare le mie idee in qualunque posto, anche
quando non sto al computer –per esempio quando sono fuori a camminare o
correre, o quando sono sdraiata per terra. Nel pensiero posso anticipare tutte
le fasi di lavoro, e quando mi metto al computer so dove cominciare e come andare
avanti. Però questo non vuol dire che non c’è più niente da imparare, anzi, per
ogni nuovo video devo anche applicare tecniche mai usate e scopro sempre delle
cose nuove. Ma le sperimentazioni sono piacevoli, mi sento libera e molto
sicura di me. Alcuni anni fa, quando avevo meno esperienza, il processo di
lavoro poteva anche essere pesante –a volte non riuscivo a risolvere le cose
nel modo che volevo o ci mettevo troppo tempo.
EVA: Nelle tue animazioni, il fattore tempo è una costante, a parte un fatto in particolare: Maria Felix. Sei la protagonista delle tue proposte portandole ad un pozzo, ad un mulinello di emozioni... Quali sono i tuoi limiti? Perché prendi te stessa come elemento dell'azione? Dove vuoi arrivare e cosa vuoi esprimere?
MFK: L’apparenza della mia persona nei miei video è una cosa degli ultimi
anni, anche grazie al fatto che ho acquisito più padronanza delle tecniche di
ripresa. Non è nata intenzionalmente, è piuttosto una serie di circostanze che
mi hanno spinto a prendere me stessa come elemento integrato nei video – anche
giochi e sperimentazioni, qualche volta in collaborazione con amici (vedi per
esempio The Teletalpies https://vimeo.com/24003873). Però sta diventando
sempre più importante e significativo per me. Entrando nelle mie opere, mi
distacco dall’io. L’ho sentito in modo particolare nel mio video recentissimo
Nevermore, come ho già detto nella mia risposta alla domanda 5: non sono “io”
nel filmato, ma sono un elemento integrato nella storia.
EVA: Vedendo il video "La circolarità della creazione", il
testo di Viviana Scarinci sembra essere stato scritto per te. La performance
parla di Maria, della sua essenza, la sua natura... il tempo e lo spazio che
occupano il qui e ora. Un elemento centrale nella tua proposta estetica, è la
pietra. La pietra come azione e rappresentazione del tempo a parlare con te, i
cicli della vita, del pensiero, la pietra è il tuo elemento. Da dove viene
l'idea di utilizzare una risorsa apparentemente normale, per rendere le vostre
azioni, qualcosa fuori dal comune? Se le pietre parlassero, cosa pensi che
direbbero all'umanità?
MFK: L’idea viene dal fascino che subisco dalle pietre. Per me la pietra non
è una risorsa normale, è una fonte di meraviglia. Sono nata e cresciuta
nell’argilla olandese, in una zona sotto il livello del mare. Terra giovane,
senza passato, caratterizzata dall’assenza totale di montagne e di pietre.
Quando mi sono trasferita in Italia e sono venuta ad abitare qui, ai piedi del
Monte Soratte, mi si è aperto un mondo incredibile. Tutto l’ambiente qui è bellissimo,
ma amo di più le pietre. È stato un amore a prima vista. Cosa simboleggia la
pietra nel tuo processo creativo? Non simboleggia niente. La pietra è un essere
in sé, con una storia troppo grande per essere afferrata da noi esseri umani.
La pietra è piena di vita; è un essere vivente, con cui parlo, che sento
respirare. Il video più bello che io abbia mai fatto con una pietra è { nuda },
con una poesia di Daìta Martinez, scritta apposta per il video. Daìta l’ha
intitolato { nuda }, perché, come dice: “La pietra è nuda. Bisogna solo aprirla
per farla uscire viva.”
Il link al video: https://vimeo.com/26395586
Se le pietre potessero parlare, che cosa pensi che direbbe al genere umano? Le pietre appartengono alla natura, alla vita, come noi esseri umani, e quindi parlano. Non è facile ascoltarle – ma si riesce, quando si è con loro e ci si dedica tutta l’attenzione. Durante la loro lunga esistenza, le pietre hanno visto nascere l’umanità e hanno seguito la nostra evoluzione fino al giorno d’oggi. Ascoltare la pietra vuol dire diventare consapevole del grande errore di mettere l’essere umano al centro del mondo.
Il link al video: https://vimeo.com/26395586
Se le pietre potessero parlare, che cosa pensi che direbbe al genere umano? Le pietre appartengono alla natura, alla vita, come noi esseri umani, e quindi parlano. Non è facile ascoltarle – ma si riesce, quando si è con loro e ci si dedica tutta l’attenzione. Durante la loro lunga esistenza, le pietre hanno visto nascere l’umanità e hanno seguito la nostra evoluzione fino al giorno d’oggi. Ascoltare la pietra vuol dire diventare consapevole del grande errore di mettere l’essere umano al centro del mondo.
EVA: Con una proposta e concetto diversi, a EntreVistArtista,
"EVA" ha una storia ed origine al singolare. Quale é l'origine della
tua Eva? E' una storia al plurale?
MFK: È stata tutta una serie di circostanze e coincidenze.... All’inizio del
2012 fui invitata a partecipare a una mostra di arte erotica. In quei tempi
stavo collaborando intensamente con Daìta – avevamo già fatto due video
insieme, (amarezza) e { nuda } e un terzo era in preparazione: . non ha fine .
Avevo approfondita molto i suoi scritti, e quando fu invitata a quella mostra
mi venne subito in mente la sua (eva) – una poesia sublime che per me
rappresenta in fondo l’erotismo femminile. Decisi di fare un video su (eva),
con il testo incluso. Però durante il processo di lavoro qualcosa cambiò, non
mi limitò alla sola poesia di (eva), ma introdussi diversi altri elementi, come
per esempio l’arancia che viene sbucciata e mangiata – ispirata da un’altra
poesia di Daìta, (zucchero filato). Allora conclusi che dovevo fare il video
senza riferimento a un testo specifico, ma dedicato alla poesia (in generale)
della mia amica. Il titolo però dovette restare EVA, ma scritto in maiuscolo,
come icona dell’universo erotico femminile. Che la curatrice della mostra, Eva
Czerkl, porta lo stesso nome, era una coincidenza divertente che a lei è
piaciuta molto.
La musica/sound
design fu creato apposta da Sofia Koubli, che ammiro molto – il suo linguaggio sonoro,
un po’ mistico, mi sembrava il più adatto per l’opera.
Il video è stato
accolto bene e durante la mostra è stato pubblicato un servizio dall’ANSA con
molta attenzione per la mia opera – ne fui onorata, ma anche un po’ delusa,
perché nella trasmissione le mani che sbucciano l’arancia vennero definite
maschili. Invece sono le mie mani; mani che lavorano e che sono sempre attivi,
certamente robuste, ma comunque femminili. Era la mia intenzione di esprimere
un’esperienza erotica tutto femminile; ma chiaramente il luogo comune vuole che
sia il maschio a sbucciare, ad assaggiare, a rivelare la passione delle donne.
Per fortuna ci sono anche altre persone che hanno capito.
EntreVistArtista: Per finire, cosa è stato per te collaborare in questo progetto in cui
EVA (La Parola), ci ha uniti anche se un oceano di distanza ci separa?
Maria Felix
Korporal: È stato molto intenso per me di fare
quest’intervista. Hai analizzato bene il mio lavoro, le tue domande erano
interessanti ed è stato un piacere per me di risponderle. Grazie Rosa – La
Parola annulla ogni distanza.
Rosa Matilde Jiménez Cortés: EVA
(La Parola) annula ogni distanza quando "Tra Te e Me" ci apriamo alla
communicazione. Non é sempre possibile generare un incontro attraverso EntreVisArtista,
nel tuo caso, é stata un esperienza sostanziale e perenne. Grazie, Maria.
Entrevista efectuada del 30 de enero al 7 de marzo de 2013 (vía Internet) / Colaboró para EntreVistArtista (EVA) Maria Felix Korporal / Imágenes proporcionadas por Felix Korporal / EntreVistArtista (EVA) es un proyecto independiente de Rosa Matilde Jiménez Cortés. H. Córdoba, Veracruz; México].
MARIA FELIX KORPORAL (Holanda)
Biografía: http://amor77roma.blogspot.mx/2012/04/para-entrevistartista-maria-korporal_04.html
http://amor77roma.blogspot.mx/2012/04/maria-korporal-continuacion.html
Cuestionario:
Entrevistadora: Rosa Matilde Jiménez Cortés
Lugar de publicación: http://amor77roma.blogspot.mx/
LEER ENTREVISTA EN ITL: http://amor77roma.blogspot.mx/2013/03/entrevistartista-maria-felix-korporal_20.html
LEER ENTREVISTA EN ING: http://amor77roma.blogspot.mx/2013/03/entrevistartista-maria-felix-korporal_21.html
LEER ENTREVISTA EN ESP: http://amor77roma.blogspot.mx/2013/03/entrevistartista-maria-felix-korporal.html
MARIA FELIX KORPORAL (Holanda)
Biografía: http://amor77roma.blogspot.mx/2012/04/para-entrevistartista-maria-korporal_04.html
http://amor77roma.blogspot.mx/2012/04/maria-korporal-continuacion.html
Cuestionario:
Entrevistadora: Rosa Matilde Jiménez Cortés
Lugar de publicación: http://amor77roma.blogspot.mx/
LEER ENTREVISTA EN ITL: http://amor77roma.blogspot.mx/2013/03/entrevistartista-maria-felix-korporal_20.html
LEER ENTREVISTA EN ING: http://amor77roma.blogspot.mx/2013/03/entrevistartista-maria-felix-korporal_21.html
LEER ENTREVISTA EN ESP: http://amor77roma.blogspot.mx/2013/03/entrevistartista-maria-felix-korporal.html
... grazie di cuore carissima Rosa *** ...
ResponderEliminarE 'stato un piacere avere la vostra preziosa collaborazione in EVA, cara Maria! Mi sono goduto e ho imparato da te, Guerrera Felix!! :) Grazie*
EliminarMagnífica entrevista... A treves de ti, Rosa/guerrera y dulce amiga, he llegado a conocer a esta maravillosa artista/mujer.
ResponderEliminarUn abrazo a las dos!!!dulce, como la piedra abierta...!!!!!
Grazie mille Montsehv ... un soffio di felixità dalla pietra :-)
EliminarBellísima luz del amanecer,
EliminarMujer palabra, arte y pensamiento,
Siempre al regazo de tu amistad
Me abrazo al canto de tu voz.
Gracias querida Montse!